Il crocifisso di Scanna

 

Il crocifisso di Scanna è una riproduzione in legno di Cristo in croce, ed è per quanto ho potuto seguire la storia dellla frazione di Scanna del comune di Livo, in stretta concorrenza con la nostra piccola ed umile chiesette, il simbolo più evidente e venerato dalla gente che ho avuto il piacere e l’ onore di conoscere, soprattutto quanti non sono più tra noi fisicamente ma che vivono tra noi nei nostri ricordi e nella preghiera dei credenti.

Per uno che non conosce la zona del Mezzalone e viene a Livo per la prima volta, non è affatto difficile localizzare con assoluta certezza il crocifisso, infatti quando si lascia la strada statale SS 42 Tonale Mendola e si imbocca la provinciale N° 68 che porta a Livo e poi prosegue per Rumo o Bresimo, percorsi circa 200 metri salendo sul lato destro della strada si incontra una prima croce in legno senza alcuna effigie, posta sulla destra della sede stradale al ampio bivio che porta nelle campagne più basse del paese. Per trovare il crocifisso del quale narrerò la storia, bisogna salire altri 150 metri circa fino ad arrivare al curvone che devia la strada provinciale di 90 ° per poi entrare per poche decine di metri nell’ abitato di Scanna. Alla fine della grande curva, anche qui sul lato destro della carreggiata, si trova il nostro crocifisso, posto in un angolo di un prato a valle dell’ imbocco della strada interpoderale che porta a Barbonzana ed a Barn, confinante con il prato dove è posto il crocifisso a valle si può notare la casa di abitazione del signor Zanotelli Ivo.

La croce in legno di larice è stata da poco restaurata compreso il capitello in scjandole sempre di legno di larice al quale è appesa una lanterna ad olio perennemente accesa.

Il Cristo invece ha una storia più antica e molto affascinante che mi è stata narrata dagli eredi dei proprietari che erano i “ masadori “ una delle numerose famiglie Agosti che popolano la frazione di Scanna. Masadori erano detti perché lavoravano ed abitavano nel periodo della stagione agraria in un maso della zona vicino al torrente Pescara ed erano dei mezzadri agricoli che lavoravano la terra di altri proprietari ricavandone la metà del raccolto.

Mi racconta il signor Romano Agosti dei masadori che il crocifisso era originariamente di loro proprietà ed era appeso in casa loro, si parla almeno di due secoli or sono, poi i fratelli Agosti divisero la casa in più parti per ricavare più alloggi, al termine di tutta questa operazione risultò che non si trovava più del posto per poter appendere il crocifisso. I signori Agosti allora decisero di comune accordo ritrovare una spazio in una loro proprietà ed esporre il crocifisso alla fede dei loro compaesani e dei numerosi viandanti che allora passavano sulle nostre strade.

Venne allora costruita una grande croce di legno, molto simile alla attuale considerato che si è sempre copiato dalla precedente opera per ogni restauro effettuato nei tempi che ne seguirono, Come appena accennato al Cristo venne messo un lume ad olio che si poteva abbassare tramite una cordicella ed una piccola carrucola per poter aggiungere del nuovo olio alla lampada.

Anche riguardo all’ olio che alimentava la piccola lanterna i fratelli Agosti del casato dei masadori, si erano diviso l’ onere di procurarsi, un anno per ciascuno, lì olio necessario per perpetuare la fiammella che ardeva davanti al Cristo in croce. La decisione di esporre il crocifisso in un luogo aperto in una loro proprietà, va classificato e trasmesso alla storia come un atto di grande consapevolezza maturato da una profonda fede in Dio; avrebbero potuto vendere il crocifisso che era comunque di notevole valore artistico e di vetustà e sicuramente sarebbe stato ben pagato anche a quei tempi.

Alla fine del 1983 o nella primavera del 1984 qualcuno rubò il prezioso crocifisso che la famiglia Agosti avevano esposto al pubblico, il furto avvenne in pieno giorno probabilmente da intenditori d’ arte che lavoravano su commissione. A nulla valsero le indagini subito avviate dai carabinieri di Rumo ed anche in seguito non dettero alcun risultato le ricerche nelle refurtive e nelle aste di oggetti di antiquariato dove era stato segnalato mediante delle fotografie. La piccola comunità di Scanna rimase profondamente colpita da questo evento delittuoso che la aveva privata di un punto di riferimento artistico e di fede, ricordo infatti i vecchi che si toglievano il cappello in segno di riverenza quando passavano vicino alla croce e l donne e le ragazze facevano a gara a fare delle composizioni di fiori presi negli orti che poi depositavano ai piedi della croce.

Mia nonna quando tornava da Barbonzana si fermava sempre alla Crozza e raccoglieva un mazzolino do garofani selvatici che poi attaccava con dei fili d’ erba ai piedi del Cristo morente, erano forme di fede popolare molto profonda e radicata nella cultura della mia gente, gente umile e povera ma piena di amore e di cristiana carità.

Era desolante vedere la croce priva del Cristo ed in paese non si faceva che parlare di questo furto sacrilego con molta indignazione e tanti dubbi e domande sugli autori che avevano agito in modo così strafottente in pieno giorno.

Con uno scatto di orgoglio mosso anche dalla fede profonda che la anima, la piccola ma saggia comunità di Scanna seppe reagire a quella situazione e decise di acquistare un nuovo crocifisso da appendere alla grande croce all’ ingresso del paese, in una riunione con il parroco di allora don Flavio Menapace si decise di finanziare l’ aquisto con una colletta tra la popolazione della frazione di Scanna.

Prima si informò la popolazione del paese a mezzo di un volantino fatto recapitare a tutte le famiglie e poi nella data stabilita il signor Alessandro Agosti ed il sottoscritto passarono per le famiglie a raccogliere le offerte.

Fu una bella esperienza di fede e di contatto umano, la gente rispose molto bene all’ iniziativa ed in un batter d’ occhio si raccolsero i fondi per l’ aquisto del nuovo Cristo opera dell’ artigianato del legno della val Gardena.

La riproduzione attuale somiglia molto a quella precedente perché venne realizzata sulle indicazioni fotografiche e sulla descrizione visiva.

In quella occasione si è provveduto anche al rifacimento di tutto il legno della croce con una nuova travatura in larice ed una nuova copertura del capitello con scjandole residue usate per la copertura del campanile della chiesa parrocchiale di Varollo, opera eseguita negli anni ’70.

Così il giorno 8 dicembre 1984 festa dell’ Immacolata Concezione alla quale è dedicata la chiesetta di Scanna ed occasione di grande festa nella frazione, alla presenza della popolazione il parroco don Flavio Menapace procedeva alla solenne benedizione della nuova croce.

Il signor Alessandro Agosti lesse una preghiera da lui composta per l’ occasione invocando la protezione di Dio per la popolazione e per tutti coloro che di lì si trovassero a passare .

Fu una cerimonia semplice ma sentita dalla gente perché era stata coinvolta in prima persona prima dal furto che l’ aveva rattristata d offesa nei sentimenti più profondi e personali come la fede, poi era stata attrice consapevole e generosa dell’ aquisto della nuova immagine del Cristo che ora li ripagava con lo sguardo morente dall’alto del legno della grande croce all’ ingresso dell’ abitato di Scanna.

 

© Bruno Agosti