IL JUKE BOX

IL JUKE BOX

 

Quando si trattava di ascoltare la musica a livello collettivo, in modo particolarmente anelato, con le ragazzine che erano state le nostre piccole compagne di classe alla scuola elementare, che ora erano divenute il desiderio comune di tutti i “ muli “ così venivamo definiti allora dai grandi, … era madre natura che faceva il suo eterno corso fin dal inizio della vita nella notte dei tempi imponendo di fatto a tutte le forme di vita sulla terra: quello di riprodursi e moltiplicarsi, come per confermarlo dicono tutti i testi sacri di tutte le religioni dalla Biibia al Corano con sfumature diverse ma con la stessa sostanza. La bambina irrilevante che un giorno era la tua compagna di banco, a volte una seccatura vera e propria che non si riusciva a capire il perché della sua esistenza, ad un tratto era diventataa l’ oggetto del desiderio per noi maschietti che venivamo chiamati al ruolo che ci competeva in questo progetto di madre natura. Era il tempo delle mele, era il tempo della ricerca delle differenze che ci facevano diversi dalla ragazzina e ti spingevano verso lei con una forza misteriosa che si chiama vita. L’ antica TRATTORIA AGOSTI che da tempo aveva cambiato diversi proprietari ma era rimasta sempre una locanda e un Bar, il gestorre del bar di quel tempo ebbe la felice idea di ricavare nel locale una piccola tavernetta, allora tanto apprezzata dalla gioventù, ed attrezzò il locale con un apparecchio elettronico allora tanto di moda e tanto richiesto dalla gioventù di quei tempi: un JUKE BOX. Il j.b. era in parole povere un enorme giradischi con preselezione automatica , aveva al suo interno circa 50 dischi a selezione manuale a mezzo di una tastiera disposta sul lato anteriore dell’ apparecchio proprio sopra i grandi altoparlanti che diffondevano la bella musica di quel tempo. Per selezionare una canzone bastava INSERT COIN una moneta da 50 lire per una canzone e 100 lire per tre canzoni, digitare il codice che era visibile sull’ elenco es. OH LADY MARY – D – 4 ed il sistema meccanico andava a prendere con infallibile precisione il disco richiesto e lo metteva delicatamente sul piatto dove il pik up procedeva a leggere la musica e la diffondeva tramite i grossi altoparlanti. Per tutta la settimana si erano risparmiati i soldi del duro lavoro per poter far funzionare il juke box e poter pagare da bere alla ragazzina che ti faceva battere il cuore, poi finalmente arrivava il sabato sera e ci si presentava al bar coni pantaloni a zampa di elefante, la camicia a fiori e il giubotto di jeans i capelli lucidi di brillantina Linetti dal classico profumo che ti annunciava ancora prima dell’ ingresso nel bar. Nella cappa di fumo che come una nebbia fitta aleggiava nel locale distinguevi a stento le facce degli adulti che ti squadravano da capo a piedi con un aria mesta di rimpianto ( ora li capisco ) che ti accompagnavano come demoni affamati fino all’ ingresso della tavernetta che aveva una porta ad arco fatta di mattoni a vista rossio terra di siena ed una doppia tenda di grosso panno per evitare che la musica uscisse dalla tavernetta. Quando eri entrato ti sembrava di essere in paradiso, tanti amici, bella musica ma sopratutto la ragazzina che ti piaceva che andavi subito a salutare e a chiedere se volesse bere qualcosa sperando che non dicesse “ niente “ che era un liquore costoso, ma tutti eravamo comsapevoli delle nostre disponibilità finanziarie e ci si limitava a consumare bibita di poco costo. A me piaceva il ballo lento perché potevi tenere la tua bella stretta al tuo corpo facendola ballare lentamente sopra una sola mattonella ...

c’ erano tante musiche lente che venivano fatte girare sul piatto del juke box ma quella che mi piaceva di più era una dal titolo MONIA un valzer lento e sensuale che ti faceva impazzire accanto ad un fiore che potevi stringere a te … Così ci si divertiva ai miei tempi, così era il nostro sabato sera, un juke box che suonava, una ragazzina tra le braccia ed in mano una spuma ed una nazionale ed a mezzanotte tutti a casa perché il bar chiudeva … e arrivederci al sabato successivo. Di questi splendidi tempi trascorsi serbo un ricordo bello ed una struggente nostalgia di quel tempo di quamdo si apprezzava il sapore delle mele sensa conoscerne il contenuto, di quando stare assieme ai tuoi amici ti faceva sentire di essere qualcuno, ti appagava e ti faceva crescere assieme a loro in un amicizia spontanea , disinteressata e sincera che dura tutt’ ora. La domenica poi dopo aver partecipato alla S. Messa ed aver pranzato ci si ritrovava di nuovo per fare una passegiata tutti assieme nel bosco di Somargen per prendere un po di aria buona e fresca e restare nuovamente in compagnia. Qualcuno aveva un mangiadischi o un registratore a bobine “ castelli “ per ascoltare ancora la musica che avrebbe prolungato il sabato sera, altri appassionati sportivi del calcio si portavano la radiolina con l’ auricolare ed ascoltavano le partite e li vedevi delirare in silenzio per un fallo, per un rigore e per il goal. Molte volte le batterie si scaricavano ed allora si iniziava a chiacchierare dei problemi del paese, dei fatti di cronaca e dei sogni ad occhi aperti che ognuno di noi aveva nel cuore. E’ la gioventù che poi ha aderito al Gruppo Giovanile di Padre Alex Zanotelli, che ha fondato l’ Unione Sportiva Livo, la Pro Loco di Livo che ha dato a questo paese numerosi Amministratori nel Comune, nel Consorzio cooperativo agricolo e alimentare, nella Cassa Rurale nell’ Uso Civico, nel Consorzio Miglioramento Fondiario, nei VV FF di Livoed in altre istituzioni ed Associazioni ai quali và il mio sincero plauso e ringraziamento.

 

Bruno Agosti